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domenica 24 giugno 2007

 

La ronda sinistra

di Alessandro Robecchi

Un caso va bene. Due casi, la faccenda si fa preoccupante. Tre casi, forse è il momento di chiamare le ambulanze. Sopra i quattro casi siamo all'epidemia. Succede infatti che la Stampa dà ampio risalto alle gesta del signor Diego Nardella, impiegato torinese, elettore Ds, che annuncia in prima pagina: parteciperà alle ronde notturne insieme ai fascistelli di Azione Giovani. Racconta Fabio Mussi (intervista al Manifesto di venerdì) che un ex dirigente dalla Fiom gli ha scritto: «Non vi seguo più, vi occupate solo di carcerati, finocchi e negri» (en passant: bella prosa). Il tutto segue la lettera a Repubblica di quell'ormai famoso Claudio Poverini che - da sempre di sinistra - si ritrova un po' razzista. La cosa fece qualche scalpore e se ne parlò a lungo. E non mancano gli imitatori: la signora Elisabetta Di Nardo («democratica, cattolica, con un passato femminista e comunista») scrisse all'Espresso del suo «dolore di essere diventata razzista».
Ora i casi sono due: o questi qui hanno ragione, e allora corriamo tutti a iscriverci alla Gestapo; oppure hanno torto, e bisogna avere il coraggio di dirlo. Invece, si traccheggia, in un debilitante coretto di «come la capisco amico mio», o di sottili analisi che giustificano questi elettori «di sinistra» diventati personaggi delle Sturmtruppen. Difficile dire come se ne esce, ma forse, invece di annuire, di blandire, di fare autocritica perenne e preventiva, si potrebbe ricominciare a dire che una scemenza è una scemenza, e non un segno del destino. Ovvio che la grande stampa si butti a pesce su questi casi: cascano come il cacio sui maccheroni, perfettamente funzionali al disegno tanto in voga di portare la sinistra sempre più verso destra. Chissà, forse se invece di telefonare a banchieri e scalatori, invece di dilaniarsi su quanto si è di lotta e quanto di governo, qualcuno avesse chiamato il signor Nardella per spiegargli che ha detto una cazzata, avremmo un mondo un pochino migliore. Di sicuro una sinistra migliore. Ma probabilmente è proprio questo che si vuole evitare. Soprattutto.

(il manifesto - 16 giu '07)

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