«I poveri ci vuol poco a farli passare per briganti», dice Agnese al cardinale Federigo nei Promessi Sposi (capitolo XXIV). E alludeva a Renzo, fatto passare nei rapporti della polizia e nell'opinione pubblica della Milano del 1600, come un sovversivo, un terrorista. Parole sempre vere. Perché fa parte della povertà anche non potersi difendere neppure nella reputazione.
E' quel che avviene, e non da oggi, ai palestinesi, due terzi dei quali vive con meno di due dollari al giorno: nell'opinione pubblica, così come viene informata dalla televisione, dalla radio e da quasi tutta la nostra stampa, essi sono rappresentati o come terroristi o come corrotti. Sintetizza alla sua maniera Giuliano Ferrara sul suo Foglio lunedì 18 giugno: «Gli scontri tra palestinesi hanno dato vita a due non-stati: uno il regno dell'oscurantismo, l'altro della corruzione». (...)
Ma, per tornare ai Promessi Sposi, Manzoni osserva al capitolo II: «I soverchiatori, tutti coloro che in qualunque modo fanno torto altrui, sono rei non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi». Tante situazioni si rispecchiano in questa sentenza, anche quella palestinese.
Luigi Fioravanti
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